martedì 31 gennaio 2023

[LibroGame] Il Castello della Morte - Lupo Solitario 7

Ah finalmente! Lasciatomi alle spalle l'anno bastardo, eccoci di nuovo qui a parlare di giochi e - ri-finalmente - a parlare DEL librogame per antonomasia, non solo perchè si tratta del buon caro e vecchio Lupo, ma soprattutto perchè questo librogame in particolare è stato il PRIMO. Torniamo là, dove tutto è cominciato (cit.) per esplorare la malefica fortezza di Kazan-Oud (ho detto Oud e non Dum), cioè il temibile Castello della Morte che dà il titolo al settimo libro della saga.
Come vedrete dalle foto e dall'usura del volume, questo è stato in assoluto il primo librogame che acquistai, non so se trenta o trantacinque anni fa, ma poco importa. Letto, riletto e straletto, è stato consumato non solo da me, ma anche dalle decine di amici e cugini ai quali lo prestai, e se ci penso oggi, è quasi un miracolo che mi sia tornato indietro quasi tutto intero.
Il nostro eroe ha trovato la prima delle sette Pietre della Sapienza di Nyxator (quella di Varetta) ma nemmeno il tempo di festeggiare che si deve ributtare subito a capofitto nell'ennesima avventura che lo vedrà affrontare un pericoloso dungeon e il nemico che vi si annida, per poter ritrovare la seconda Pietra, quella di Herdos.

Eccole, le due edizioni: E.Elle (1987) e Vincent/Raven (2015)

Si tratta, per la prima volta, di un episodio totalmente all'interno di una struttura se si esclude la prima breve parte dell'arrivo alla fortezza. Quindi un megadungeon di quelli che ci piacciono parecchio, e credo che sia stata proprio la quarta di copertina, assieme al titolo del libro, ciò che mi spinse ad acquistare il numero sette al posto di un più scontato numero uno (scontato non perchè costasse meno, si intende). Abbiamo in nostro possesso un'arte Kai in più, avanzando di "livello" avendo già concluso lo scorso episodio, primo della serie MagnaKai. La mia scelta è ricaduta su Arti in grado di orientarsi (Interpretazione e Divinazione) al posto di Arti di combattimento o di cura, e ciò si è rivelata una scelta azzeccata, anche se non è stato semplice arrivare al paragrafo finale. Nonostante il libro sia costellato di combattimenti, sapendo con anticipo DOVE andare - grazie alle proprie Arti - è un gran bel vantaggio, visto che siamo all'interno di un labirinto. Come il precedente, anche questo volume ha una difficoltà medio/alta, dovuta principalmente al gran numero di scontri e di combattimenti che si affrontano praticamente ogni due pagine. Infatti, le tre o quattro morti che ho dovuto subire prima di completare l'avventura, sono state SEMPRE per essere arrivato a ZERO con i punti Resistenza. Non solo mostri, ma trappole ogni due per tre, come ogni buon dungeon che si rispetti, e persino indovinelli e puzzle ambientali, come fossimo in un livello di Eye of the Beholder.

La mia calligrafia a 12 anni... scusate, mi è andata una bruschetta nell'occhio

Cosa mi è piaciuto? L'ambientazione, senza dubbio, il castello e il dungeon sotto di esso hanno un fascino irresistibile per chi gioca di ruolo come noi. La nemesi di questa storia, il malvagio personaggio che regna sul Castello della Morte assieme alle centinaia di sudditi (ma dove dorme tutta 'sta gente?), soprattuto nel punto cruciale dell'avventura (il paragrafo 165, se lo leggerete), nel quale il nostro nemico si fa beffe di noi e in due semplici ma azzecatissime parole ci liquida senza possibilità di ribattere.
Cosa non mi è piaciuto? I combattimenti non sono male, ci sono anche un paio di epici scontri con creature decisamente oversized, ma ho avuto l'impressione che siano stati buttati un po' a caso. Apprezzo anche la fantasia del fu Joe Dever nel cercare di caratterizzare e differenziare le creature, anche se trovarsi davanti l'ennesimo mostro dal nome impronunciabile solo perchè "eh sì, siamo in un dungeon" mi ha fatto storcere un po' il naso. Ci sta, certo, ma avrei preferito un fil-rouge (si scrive così?) che collegasse le creature (che so, guardie deformi o nani pazzi), e non millemila mostri tutti diversi, che mi ha fatto un po' carrozzone del circo, a essere sinceri.

Forse per la prima volta, l'illustrazione originale (sx) è meglio della nuova (dx)

Il libro è bello e merita la lettura (e i soldi per acquistarlo)? Certamente! Sappiate però che soprattutto in questo volume l'effetto nostalgia è stato predominante, nonostante non mi ricordassi praticamente nulla dell'avventura. Aprire il vecchio volume e trovarsi davanti le mille cancellature e la tua calligrafia di quando avevi 12 anni? Com'era la pubblicità della MasterCard? Non ha prezzo.



Nessun commento:

Posta un commento